Optometria Unicista

L’Ottica studia i fenomeni della luce, anche in relazione ai mezzi che essa può attraversare, cioè quelli trasparenti. L’Optometria Classica studia i fenomeni dell’ottica collegati al funzionamento degli occhi, e, prevalentemente, si occupa della misurazione della vista. La vista è la capacità di riconoscere uno stimolo semplice, cioè un simbolo o una letterina di date dimensioni. L’Optometria Funzionale studia il funzionamento della vista in relazione a quello dell’equilibrio oculomotorio, così che il sistema nella sua globalità non venga turbato, e, di conseguenza, gli occhiali così prescritti dall’optometrista siano giudicati confortevoli dal soggetto.

L’Optometria Comportamentale rappresenta l’evoluzione degli studi classici-funzionali. Lo stesso concetto testé esposto viene traslato da un piano locale: il sistema visivo, ad un piano generale: il corpo umano in relazione all’ambiente.

Quindi l’Optometria Comportamentale studia il comportamento del soggetto indotto dalla propria visione, in relazione al lavoro, scuola, sport. In una sola parola la visione, per l’optometria comporta-mentale, è sinonimo d’intelligenza locale, cioè soddisfazione nel lavoro, scuola, sport. La visione, così intesa, non è qualcosa d’innato, bensì il risultato di uno sviluppo multisensoriale. Il ruolo più importante in tale sviluppo è dato dalle abilità motorie grossolane, cioè quelle che riguardano i movimenti del corpo nella loro globalità. In un secondo tempo subentrano le abilità motorie fini, cioè quelle relative all’uso della manipolazione.

Le basi della visione sono quindi motorie, e su tali basi, grazie all’apporto delle informazioni date dai sensi del gusto, del tatto, dell’odorato e della vista, si sviluppa la visione. La vista nel neonato, pur essendo nitida dopo poco tempo dalla nascita, rappresenta solo la capacità di discernere la luce dall’assenza di luce, cioè il contrasto; quindi il neonato vede un insieme di ombre e di luci senza capirne il significato, fatta eccezione per la madre, in quanto fonte di sostentamento. La madre è riconosciuta inizialmente non attraverso la vista, ma da altre informazioni, quali il gusto del latte, il tatto del seno, l’odorato, il rumore della voce e dei passi.

Inizialmente nel bambino il senso più importante è quello più semplice, più arcaico, cioè il gusto, gradualmente poi diventano importanti anche quelli più complessi, fino alla vista. Essa nel tempo si sviluppa e si trasforma nel senso dominante e più importante; a questo punto si chiama VISIONE. In conclusione, l’apporto informativo dei cinque sensi, appoggiandosi alle basi motorie grossolane prima, e fini poi, trasforma lo stimolo sensoriale in esperienza, che può essere impressa nella memoria per essere utilizzata in futuro. L’insieme delle esperienze porta a maturazione la visione.

Dal corpo umano, inteso come unità operante in un dato ambiente, si è passati a considerare il corpo umano come parte di un unico sistema: l’Universo. Nasce l’Optometria Unicista, l’ultima frontiera finora esplorata della professione. Essa rappresenta la parte più avanzata della professione optometrica, infatti è l’unica capace di assicurare dei successi, non ottenibili con altre metodiche. Le sue radici sono lontane nel tempo, risalgono agli albori delle conoscenze umane e ancor più lontane nello spazio, affondano nel profondo Universo. L’Optometria Unicista considera l’uomo come unità, e parte di un’altra unità più grande: l’Universo. Nell’Optometria Unicista per visione si intende anche “vedere oltre”, che è sinonimo di intelligenza globale, la quale equivale a percorrere la “via” che passa attraverso la salute, la pace, fino a raggiungere la felicità. (Mario Biondi O.D.).

L’Ottica assicura l’idoneo mezzo trasparente da anteporre agli occhi, come protesi mobile. La prescrizione di questa è compito dell’Optometria. Sempre dall’Ottica nasce l’Optometria Classica. Essa si avvale di metodologie che permettono, attraverso l’uso di un mezzo ottico (lente), una buona acuità visiva. Dalla sua evoluzione nasce l’Optometria Funzionale, la quale cerca di equilibrare la vista nitida con le funzioni oculomotorie: ciò per garantire, attraverso la protesi ottica, non solo un’acuità visiva soddisfacente, ma anche confortevole. La successiva evoluzione sposta il concetto su livelli legati alla postura e comportamento motorio, per cui la prescrizione si usa anche per modificare atteggiamenti scorretti, onde prevenire disturbi e ametropie. Questi concetti appartengono all’Optometria Comportamentale. L’ultima evoluzione prende spunto dall’antico Estremo Oriente, e si avvale della Filosofia del Principio Unico. In optometria questa scuola di pensiero si concretizza per ciò che riguarda l’uso delle lenti, in una correzione chiamata “a base energetica” non solo per permettere una vista nitida, confortevole, ed una miglior postura, ma anche per trattare, il problema optometrico principale, attraverso opportuna modulazione della luce.

La prescrizione diviene così strettamente personale nei confronti del soggetto in esame. Attualmente (1990 – 2007), quest’ultima frontiera professionale si chiama Optometria Unicista. Con questa tecnica (applicata su migliaia di casi per ogni problematica di seguito esposta) l’astenopia (stanchezza visiva e fastidi oculari o di concentrazione) si risolve completamente; la presbiopia rallenta il suo percorso, basti pensare che le migliori lenti a “base energetica” rimangono idonee per oltre cinque anni; la miopia riduce la velocità di progressione, rispetto a qualsiasi altra metodologia prima d’ora formulata e provata su larga scala; l’ipermetropizzazione dopo i 45 anni nei presbiti paraemmetropi si abbatte dell’80%, (si evita l’ipermetropizzazione)… l’ambliopia si risolve con le sole lenti nel 70% dei casi; (applicato su varie centinai di casi insieme ad altre tecniche uniciste, così come per lo strabismo); lo strabismo migliora talvolta fino al ripristino della binocularità … il nistagmo migliora sensibilmente (applicato su qualche decina di casi insieme ad altre tecniche uniciste)